Macchina da cucire: ti sei mai chiesto come sia nata una delle invenzioni che ha apportato un così grande miglioramento nel settore industriale mondiale?
La storia della macchina da cucire è arzigogolata e tuttora ci sono incomprensioni e dubbi sulla sua effettiva nascita.
Processi, tribunali, accuse e gravi scandali compongono la storia di questa invenzione che spesso si da per scontata ma che non lo è affatto.
La sua invenzione ha davvero stravolto il mondo in cui viviamo!
Volendo descrivere la storia della macchina da cucire, non possiamo non citare i nostri arti superiori. Si hanno testimonianze sulle cuciture già nel Paleolitico, dove l’uomo preistorico faceva passare liane e tendini in dei fori sulle pelli per tenerne insieme diversi pezzi.
I primi aghi erano ricavati da ossa o corna di animali, mentre il filo era ricavato da tendini, fieno o parti di liane.
Le innate capacità manuali dell’uomo hanno permesso di modificare e migliorare le tecniche tramandateci dai nostri avi fino ai giorni nostri, in cui le macchine da cucire sono veri e propri computer in grado di soddisfare le più svariate richieste.
Ma andiamo con ordine.
È soltanto durante la Rivoluzione Industriale del 1700 che l’uomo presenta il primo brevetto in gradi di rivoluzionare anche il settore tessile.
Nel 1755, in Inghilterra, l’inventore tedesco Frederik Wiesenthal deposita il proprio brevetto per la prima basilare macchina da cucire. In realtà non la si può ancora definire una vera e propria macchina in quanto il brevetto è depositato per un ago a doppia estremità con una cruna in mezzo, poco più avanzato rispetto al cucito a mano. Ma l’inventore tedesco ha gettato le basi per quello che poi sarebbe diventato un fenomeno mondiale.
Nel 1790 l’ebanista Thomas Saint ideò il concetto della macchina da cucire così come è intesa attualmente: un braccio orizzontale per il supporto del materiale da cucire, un’asta con filo e ago a movimentazione verticale a manovella.
Non abbiamo notizie circa la messa in produzione di questo modello. Ma meno di un secolo dopo, nel 1874, William Wilson ritrovò i disegni brevettuali e riuscì a dimostrare la validità di quella invenzione.
Prima del 1830 molti sono stati i tentativi di arrivare ad una soluzione soddisfacente, ma altrettanti sono stati i fallimenti.
1810: Baltasar Krems inventa una macchina per cucire cappelli. Non brevetta il suo progetto ma la sua invenzione comunque non funzionava.
1814: Josef Madersperger, un sarto austriaco, richiede diversi brevetti per diversi progetti: tutti andati in fallimento.
1818: John Adams Doge insieme al collega John Knowles inventano la prima macchina da cucire americana: il progetto funziona per alcune ore prima di rompersi.
Il 1830 rappresenta il punto di svolta nella storia delle macchine da cucire.
Dopo 40 anni dal progetto visionario di Saint, il sarto francese Barthelemy Thimonnier ideò una macchina da cucire funzionante, per la prima volta nella storia.
Ricurvo sui suoi tessuti, mentre lavorava sulla stoffa, notò l’esecuzione di alcuni lavori all’uncinetto: si incuriosì di come l’ago veniva annodato e prese ispirazione per la creazione di una macchina che ricreasse lo stesso movimento ma ad una velocità pari a sei volte quella umana.
Thimonnier, visto il successo della sua invenzione, decise di aprire il primo impianto tessile automatizzato della storia: ben 80 delle sue macchine per cucire erano in funzione contemporaneamente. Una velocità di cucitura pari a quasi 500 persone, sfruttata per cucire le uniformi dell’Esercito francese.
Senza l’industria tessile, a cucire quelle uniformi francese, sarebbero state mani di sarti esperti che, ovviamente, subirono un brusco calo del lavoro.
La reazione di questi esperti sarti non si fece attendere: in poco tempo organizzarono le forze, fecero irruzione nell’officina e bruciarono tutto, costringendo l’inventore alla fuga.
Quattro anni più tardi dei tumulti francesi, nel nuovo continente, l’inventore Walter Hunt fu il primo americano a creare una macchina da cucire funzionante a punto annodato.
Hunt, intuito l’enorme potenziale dietro la sua invenzione, ragionò sulle conseguenze sociali: meno lavoro per i sarti. E fu così che non brevettò il suo progetto.
Non dello stesso pensiero di Hunt è l’inventore inglese John Fisher che, avvantaggiato da tutti i modelli precedenti al suo, chiese il brevetto per una nuova macchina. La richiesta venne effettuata ma, per un errore dell’ufficio brevetti, il suo documento risultò perduto, non venendo mai riconosciuto.
Anche l’inventore americano Elias Howe si interessò alla macchina da cucire: modificando le precedenti versioni, Howe arrivò alla conclusione che il filo potesse essere preso da due fonti diverse, inventando di fatto il punto annodato.
Per vari problemi, Howe non riuscì a brevettare il suo innovativo progetto.
Sei anni più tardi, Isaac Merrit Singer brevettò la celebre macchina da cucire Singer. L’inventore statunitense attinse da numerose precedenti versioni, compresa quella di Howe che iniziò una vera e propria battaglia legale in tribunale.
Alla fine, il processo si concluse con la vittoria di Howe e il pagamento di Singer di una ingente somma di denaro più una parte delle azioni societarie della I.M Singer & Co, l’impero di Singer.
Nel 1856 la Singer inaugurò un sistema di vendita delle proprie macchine da cucire basato sul noleggio e sulla vendita a rate: fu il consolidamento di un impero e la creazione della Singer Manifacturing Company.
Anche l’Italia venne colpita dallo spirito di entusiasmo delle macchine da cucire, ma leggermente in ritardo rispetto agli altri player. Grazie all’altissima qualità, la Necchi, nonostante l’arrivo nel mercato solamente nel 1919, divenne una delle macchine da cucire più richieste nel mondo, insieme alla Vigorelli.
Grazie all’avvento della moderna tecnologia, anche le macchine da cucire sono state investite dall’IoT (Internet Of Things).
Ad oggi presenti sul mercato figurano veri e propri computer dotati di complessi software in grado di realizzare una vastissima moltitudine di punti con la semplice pressione di un tasto.
È proprio grazie a queste grandi macchine industriali che gli addetti sarti di Resolfin garantiscono la massima personalizzazione ai nostri prodotti.